domenica 19 luglio 2015

"Laudato Si'", riflessioni sull'enciclica di Papa Francesco

L'enciclica di Papa Francesco "Laudato Si'" contiene una serie di riflessioni a tema ambientalista, ma fornisce anche una radiografia dettagliata della società e dell'essere umano.

Non nascondo il mio passato scetticismo nei confronti dei pensatori e dei filosofi: ognuno alla fine la pensa come gli pare, propone le proprie idee, le porta avanti e le difende dai detrattori. A me non pare nulla di speciale... E non nascondo nemmeno che non avrei mai letto questa enciclica se non mi fosse stata regalata. Avrei perso tantissimo e non in termini economici (€2,50), ma in termini umani.

Il tema ambientalista nasconde una profonda riflessione, o meglio una fedele descrizione dell'essere umano e delle sue debolezze, delle pulsioni ad origine delle nostre azioni, che poi impattano sull'ambiente, sulla vita quotidiana e quindi anche sulla qualità della vita stessa. E' una specie di seduta psicanalitica, al termine della quale lo psicanalista ci ritrae fedelmente, suscitando in noi grande stupore. E lo stupore più grande lo si prova a leggere il pensiero / denuncia di Papa Francesco, la sua estrema sensibilità, la sua estrema conoscenza dell'uomo, le riflessioni che suscita e la contestualizzazione dell'Uomo nel Creato. Ecco il nostro vero vizio umano quotidiano e trucco dell'illusionista satanico: distrarci con il particolare per distoglierci dal Generale. L'Uomo smette di essere un elemento dell'Umanità / Pianeta Terra / Universo / Creazione e invece si chiude nel proprio piccolo interesse personale, curando il proprio egoismo e lasciando fuori tutto il resto, a partire dai familiari e proseguendo fino alla Natura, all'Umanità, etc.

In tema con l'argomento dell'Enciclica, Francesco ci ricorda che l'Uomo è stato messo in correlazione con gli altri esseri viventi fin dal momento della sua creazione. Sono stati dettati alcuni precetti poichè la Natura non è stata "regalata" all'Uomo, ma messa a disposizione per la creatura più importante che della Natura fa parte. Infatti ricordiamoci sempre che noi abbiamo bisogno della Natura, ma lei non ha bisogno di noi: i microorganismi divorano i corpi morti, le piante e gli animali riprendono i propri spazi colonizzando le opere umane, la ruggine sgretola l'acciaio e disintegra il cemento armato. I precetti sono es. il riposo del settimo giorno per l'uomo, ma anche «perchè possano godere di quiete il tuo bue e il tuo asino» (Es. 23, 12): oggi la cultura generale ci insegna che le monocolture impoveriscono di nutrienti un appezzamento di terra, per cui ogni 3 anni è buona norma lasciarlo incolto o cambiare coltivazione; in quel tempo senza Scienza, Dio dettava i precetti ai profeti direttamente o tramite lo Spirito Santo, affinchè l'Uomo conservasse in salute se stesso ma anche il Creato. Dice Francesco che Dio, pur avendo l'opportunità di creare un Mondo perfetto, ha preferito coinvolgere la Sua creatura più importante, l'Uomo, dotandolo di libero arbitrio e chiedendogli – non imponendogli – collaborazione. Il risultato è un mondo imperfetto dove la sofferenza, il pericolo, il male fanno parte dei dolori di quel "parto" che nella Genesi Dio impose ad Adamo ed Eva, parto che è sofferenza da cui deriva generazione del nuovo, dell'incontaminato. Dio rimane sempre presente nelle sue creature senza interferire, ma permette la costante generazione della novità e dell'incontaminazione: è poi l'Uomo che con le sue manacce sporche di materialismo, personalismi, egoismi impenitenti contamina la Creazione.

Il problema dell'uomo è che allo sviluppo tecnologico, a quello scientifico, all'accrescimento del suo potere sulla natura, non è coinciso uno sviluppo di responsabilità, di valori, di coscienza. Anche quando un inventore abbia un grandissimo senso di responsabilità e di etica, nel momento stesso in cui mette a disposizione la propria invenzione, chi commercializzerà o userà tale invenzione quasi mai avrà senso etico, ma sarà spinto dal profitto, dall'egoismo, dalla prevaricazione sul prossimo.

Oggi lo sviluppo tecnologico è ristretto in un contesto di profitto economico e di competizione: materialismo ed egoismo, anzichè progresso e collaborazione. Invece la scienza è orientata al continuo superamento dei limiti umani: biologici, spazio-temporali, fisici. E poichè l'uomo compie passi da gigante in tutti i settori, in quest'ottica si sente onnipotente in virtù del suo accrescimento economico, della continua evoluzione tecnologica, del progresso scientifico. E tende a considerare la Natura qualcosa di lento e superabile: non la sente come «norma valida, nè come vivente rifugio. La vede senza ipotesi, obiettivamente, come spazio e materia in cui realizzare un'opera nella quale gettarsi tutto e non importa cosa ne risulterà» (Romano Guardini, "La fine dell'epoca moderna").

Una riflessione di Francesco che mi ha colpito per la sua forza, e di cui lo ringrazio, è quella relativa alla sobrietà, di cui esso stesso è esempio e testimone irraggiungibile. Ma pur nella sua irraggiungibilità, questa riflessione deve diventare nostra nel vissuto quotidiano, perchè siamo manipolati da noi stessi e non ce ne rendiamo conto. Ogni giorno becchiamo qua e là cercando sempre quello che non abbiamo, guardando quello che hanno gli altri e creandoci bisogni che prima non avevamo, generando in questo modo un'ansia di bisogni fittizi e una stanchezza nella ricerca spasmodica di soddisfarli. La sobrietà non è meno vita, ma è una riduzione dei bisogni fittizi, della corsa al raggiungimento del benessere altrui, che si tramuta in una maggiore soddisfazione, minore attività e minore ansia. In tal senso sono di ispirazione sia le intuizioni di Eric Berne sulla fame di struttura, cioè la necessità di ognuno di noi di passare il tempo (ne ho parlato QUI: Operare il bene con l'aiuto di Neuromarketing & Analisi Transazionale), sia il discorso di Steve Jobs alla Stanford University nel 2005: «Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e le vostre intuizioni. In qualche modo loro sanno che cosa volete veramente. Tutto il resto è secondario.»

La soddisfazione sta nel mettere a frutto i propri carismi: suonare uno strumento musicale, disegnare, cucinare, leggere, o qualsiasi altra attività che ci procura gioia. Condividere con gli altri queste attività e ricevere un complimento per un piatto ben cucinato, suonare bene insieme, mostrare la propria opera d'arte, tutto questo è soddisfazione gratuita. La natura, le persone, il Creato sono pieni di parole d'amore. Ma non riusciamo ad ascoltarle, perchè siamo permanentemente distratti dall'apparire, dai soldi, dall'ansia inutile. Siamo spinti a fare le cose a tutta velocità, in una fretta costante che ci rende sempre occupati e ci consola dalla falsa sensazione di penuria, ma che travolge tutto (butti la carta dal finestrino, salti la coda alla posta, ti infili nel traffico che tanto è fermo) e tutti (non ascolti chi ti parla, offendi chi va lento, disprezzi chi fa un lavoro umile). Ricordo le parole di Don Gabriele Amorth: la fretta è del diavolo, la calma è di Dio.